La
carne ha da sempre un posto d’onore tra i cibi consumati dall’uomo,
che ha prima cacciato gli animali selvatici e poi li ha
addomesticati. I ritrovamenti archeologici dimostrano che, fin dalla
preistoria, l’uomo ha cacciato per procurarsi la carne. Le prime
testimonianze di domesticazione dei bovini si hanno intorno al 5000
a.C. in Asia; alcuni bassorilievi mostrano come l’allevamento fosse
già praticato nell’antico Egitto. Le civiltà antiche regolarono
il consumo della carne anche tramite prescrizioni di carattere
religioso, ancora oggi osservate da alcune comunità religiose. I
primi servizi di macellazione e distribuzione della carne furono
organizzati nella Roma imperiale, dove la carne era venduta a peso
con prezzi stabiliti. Nell’antichità la carne era spesso mangiata
cruda ed era considerata un simbolo di potere. Anche Carlo Magno è
descritto come un gran mangiatore di selvaggina, tanto che in
vecchiaia soffrì di gotta (malattia dovuta ad un accumulo di acidi
urici causato da eccessivo consumo di carne). Nel 1300 carestie e
peste obbligano a consumare poca carne, quasi esclusivamente di
maiale, che viene conservata per salagione. Con la scoperta
dell’America, l’offerta gastronomica si arricchisce di nuovi
prodotti, tra cui la gallina “grande” a guisa di pavone,
descrizione data, nel’500, di un animale fino ad allora sconosciuto
in Europa: il tacchino. Con il passare del tempo e l’evolversi
delle civiltà, lo sviluppo della scienza e della tecnologia hanno
portato ad una maggiore disponibilità dei prodotti di origine
animale ed alla selezione di razze da allevamento che rispondono alle
nuove esigenze del mercato, offrendo una resa maggiore di carne con
percentuali di grasso ridotte e tempi di allevamento più brevi. Al
tempo stesso, però, l’uso eccessivo ed a volte illecito di nuove
tecniche, di mangimi particolari e di sostanze chimiche (ad esempio
gli estrogeni), in nome di una sfrenata corsa al guadagno, ha causato
danni alla salute dei consumatori con conseguente riduzione del
consumo di carne. Quindi, sebbene la carne rappresenti ancora per
molti un alimento base, sempre più ampia si fa la domanda di
alimenti alternativi che possano conciliare le necessità del
fabbisogno nutrizionale con quelle di una sana alimentazione.
LE
CARNI
Con
il termine carne si indicano i tessuti commestibili degli animali da
macello, da cortile e la selvaggina, comprensiva di nervi, vasi
sanguigni, tendini, ecc... Si tratta, in particolare, di:
•Animali
da macello
(bovini,
ovini, caprini, suini e bufalini);
•Animali
da cortile
(polli,
galline, oche, anatre, tacchini, conigli, ecc...);
•Selvaggina:
a penne o a piume
(quaglia,
fagiano, pernice, ecc...); a
pelo
(lepre, cinghiale, capriolo, ecc...).
I
primi due gruppi sono costituiti da animali da allevamento, mentre la
selvaggina vive allo stato libero o semilibero.
I
TESSUTI CHE COMPONGONO LA CARNE
- tessuto muscolare che costituisce la parte magra;
- tessuto connettivo;
- tessuto adiposo, cosiddetto “grasso”;
- nervi e vasi sanguigni;
- organi quali fegato, reni, stomaco, ecc...
TESSUTO
MUSCOLARE
Il
muscolo si compone di fibre. Ciascuna fibra muscolare è costituita
da filamenti più piccoli, di natura proteica, detti miofibrille.
Queste ultime sono formate da sottilissimi strati di proteine
responsabili della contrazione muscolare come l’actina e la
miosina.
TESSUTO
CONNETTIVO
Questo
tessuto ha la funzione di sostegno e di connessione tra diversi
organi e tessuti. Lo troviamo come costituente essenziale dei
tendini, cioè di quei “filamenti” che collegano i muscoli alle
ossa. Il tessuto connettivo si può suddividere in:
• tessuto
connettivo giallo, formato dalla proteina elastina, resistente al
calore;
• tessuto
connettivo bianco, formato da fibre di collagene che riscaldato,
si trasforma in gelatina animale, sostanza impiegata in molte
preparazioni gastronomiche. In genere, la
quantità
di tessuto connettivo determina indirettamente la “tenerezza”
della carne.
TESSUTO
ADIPOSO
Tale
tessuto costituisce quello che, comunemente, viene chiamato “grasso”.
Questo
può essere:
- grasso interno e viscerale, presente intorno ai reni, al cuore o ad altri organi, di scarso valore commerciale;
- grasso sottocutaneo, che ricopre la superficie esterna delle masse muscolari. Nei suini è definito lardo;
- grasso intermuscolare, è rappresentato dal grasso localizzato tra i fasci muscolari che costituiscono una determinata zona anatomica; risulta difficilmente asportabile. Dal punto di vista commerciale costituisce un importante fattore di valutazione qualitativa durante la selezione delle cosce di suino da destinare alla produzione di prosciutto cotto. La presenza di un certo grado di marezzatura sembra determinare ilmiglioramento di alcune caratteristiche sensoriali delle carni quali la tenerezza, lasucculenza e la gradevolezza globale;
- grasso intramuscolare, in termini quantitativi è il meno soggetto a variabilità (1-4%) dal momento che una parte importante di esso è rappresentato dai fosfolipidi che costituiscono le membrane cellulari. E’ spesso caratterizzato da livelli di acidi grassi polinsaturi superiori rispetto alle altre tipologie di lipidi.
In
base alla quantità di grasso muscolare presente, la carne può
essere classificata in:
carne
venata, quando il grasso si deposita sui fascetti più piccoli
del muscolo; carne marezzata, quando il grasso si deposita sui
fascetti intermedi; carne prezzemolata, quando il grasso si
deposita sui fasci primari.
LE CARATTERISTICHE SENSORIALI DELLA CARNE
Sono
le seguenti: colore, odore, sapore, finezza, consistenza e
succosità.
COLORE
Il
colore della carne dipende, per lo più, dalla quantità di
mioglobina, proteina che, come l’emoglobina nei globuli rossi, ha
la funzione di combinarsi con l’ossigeno per trasportarlo e
costituirne una riserva nel muscolo. In base alla percentuale di
mioglobina contenuta nella carne dopo la macellazione, questa si può
classificare in:
•
carne
bianca:
a bassissima quantità di mioglobina; ha un ridotto contenuto
lipidico ed è estramente digeribile;
• carne
rosea: a moderata quantità di mioglobina; è un tipo di carne
facilmente digeribile in quanto la percentuale lipidica è piuttosto
bassa. Tipiche carni rosee sono quelle di vitello e di suino. A tal
proposito, è opportuno fare delle precisazioni. La carne di suino,
infatti, se proviene dai “suini magri” (macellati, cioè, ad un
peso di 90-100 kg) è povera di grassi ed è di facile digeribilità.
Se, invece, proviene dai “suini pesanti” (macellati, cioè, ad un
peso di 180-200 kg), la carne risulta grassa e poco digeribile;
• carne
rossa: ad elevata quantità di mioglobina; la carne rossa non è
molto digeribile, in quanto la percentuale lipidica è piuttosto
consistente. Ne fanno parte le carni di manzo e vitellone. È
consigliabile consumare tale tipo di carne non più di 2-3 volte alla
settimana;
• carne
nera: ad elevata quantità di mioglobina; è un tipo di carne
poco digeribile in quanto la percentuale lipidica è alta ed è
costituita da acidi grassi saturi.
ODORE
L’odore
della carne varia in base alla specie, al sesso, all’età ed
all’alimentazione dell’animale. La carne fresca deve, comunque,
aver un odore molto tenue. Durante la cottura, l’odore che si
sprigiona deriva dalle sostanze chimiche che si producono.
SAPORE
Il
sapore della carne, che è decisamente più intenso e gradevole dopo
la cottura, dipende da componenti chimiche, come aminoacidi,
carboidrati, ecc.
FINEZZA
Dipende
essenzialmente dal tipo e dalla quantità di tessuto connettivo
presente nel muscolo. A seconda di come viene tagliata la carne,
trasversalmente o longitudinalmente, si può osservare la struttura
del tessuto. Se viene tagliata trasversalmente rispetto alle fibre,
si osserva la “grana”, cioè l’aspetto di fascetti muscolari
primari e secondari avvolti dal connettivo.
In
base alla grana la carne si può classificare in:finissima,
se
morbida e vellutata (cavallo e vitello);
fine
(manzo
e vitellone);
grossolana,
se ruvida ed asciutta (bue).
Se
invece la carne viene tagliata longitudinalmente, si osserva la
“tessitura” che si presenta compatta nel manzo, poco compatta
nella mucca e decisamente lassa nel vitello.
CONSISTENZA
La
consistenza varia in relazione all’età dell’animale: più è
giovane, meno consistenti sono i suoi muscoli, in quanto meno ricchi
di collagene e più ricchi di acqua.
SUCCOSITA'
È
la sensazione che si liberi del succo durante la masticazione. La
succosità della carne dipende dal pH, dal tempo di frollatura e
dalla quantità di grasso inter e intramuscolare.
FATTORI CHE INFLUISCONO SULLA QUALITA’ DELLA CARNE
E’ comunque noto che la quantità e la qualità delle produzioni animali (carni, carcasse, latte.) dipende da un insieme di parametri che possono essere influenzati da:
- Fattori endogeni dell’animale come: il genotipo (specie e razza), il sesso e l’età dell’animale;
- Fattori esogeni quali: il sistema e/o tecniche di allevamento, l’alimentazione, le tecniche di trasporto del bestiame destinato al macello, le modalità di macellazione (carne), sistema e/o tecniche di conservazione del prodotto.
GENOTIPO: esistono genotipi animali razze deputate principalmente alla produzione di latte e altre, invece deputare alla produzione di carne.
SESSO: La carne delle femmine è solitamente più chiara e più tenera e, inoltre, i maschi di qualunque razza, difficilmente arrivano a maturità sessuale perché il testosterone rende la carne di un sapore troppo forte.
ETA’: in linea di massima più vecchio è un’animale più dura sarà la sua carne l’aroma, invece, migliora con il progredire dell’età fino a circa 22-25 mesi per il progressivo aumento del grasso di infiltrazione mentre successivamente si assiste ad un peggioramento.
TECNICHE DI ALLEVAMENTO: tecniche di allevamento intensive ed estensive hanno entrambe pro e contro.
ALIMENTAZIONE: come tutti gli esseri viventi, ciò che gli animali mangiano si ripercuote sulla loro salute e di conseguenza sui prodotti che noi andremo a consumare.
MACELLAZIONE: La fase di pre-macellazione, il trasporto e lo scarico degli animali al mattatoio influenzano in modo decisivo le caratteristiche del prodotto finale.
CONSERVAZIONE
DESTINAZIONE
DELLA CARNE
Per
ogni animale di allevamento destinato alla macellazione, e quindi al
consumo, le aziende sono tenute, per legge, ad approntare una sorta
di carta di identità che fornisca, in primo luogo, garanzie sulle
condizioni sanitarie dell’animale. Attualmente sono previste due
visite veterinarie per verificare le condizioni sanitarie
dell’animale: la visita ante-mortem e quella post-mortem.
In
base al risultato ottenuto la carne può essere destinata a:
Libero
cosumo: in questo caso su più parti della carcassa dell’animale
viene applicato un marchio sanitario che attesta l’avvenuta visita
sanitaria. Il marchio deve riportare il numero dell’ASL dove ha
sede il macello e la categoria dell’animale abbattuto (bovino
adulto o vitello per la specie bovina; suino, ecc...). I marchi,
inoltre, riportano la sigla U.E., il paese di provenienza ed il
numero che identifica il macello, indicato con la sigla “M”;
Bassa
macelleria: si tratta della carne proveniente da animali
macellati d’urgenza o deceduti per cause che comunque non escludono
la commestibilità e non hanno conseguenze merceologico-nutrizionali;
Distruzione:
è la carne proveniente da animali deceduti per patologie
trasmissibili all’uomo, come salmonellosi, tubercolosi, ecc...
Durante la visita post-mortem, molto accurato deve essere l’esame
delle frattaglie, in modo particolare di fegato, cuore, milza, rene.
FASI
DELLA MACELLAZIONE
- attesa
- abbattimento
- dissanguamento
- taglio della testa e delle zampe
- scuoiatura
- eviscerazione
- taglio lungo la colonna vertebrale
- ricavo delle mezzene
ATTESA
Per
circa 12-24 ore gli animali sono tenuti a riposo ed a digiuno per
evitare possibili contaminazioni da parte di microrganismi
dell’apparato digerente.
ABBATTIMENTO
Avviene
con mezzi meccanici (pistola a proiettile captivo o pistole ad aria
compressa), mediante shock elettrico o attraverso il passaggio in un
tunnel a diossido di carbonio( soprattutto per i suini).
DISSANGUAMENTO
Tale
fase va svolta rapidamente ed in modo accurato tagliando i vasi del
collo, in quanto il sangue può alterare l’alimento facendolo
diventare fonte di contaminazione.
SCUOIATURA
In
questa fase si asporta la pelle dell’animale, ancora sospeso, con
coltelli o strumenti meccanici.
EVISCERAZIONE
Consiste
nell’asportare il tratto gastro-intestinale attraverso un taglio
longitudinale dell’addome.
TAGLIO
LUNGO LA COLONNA VERTEBRALE
RIGOR
MORTIS E FROLLATURA
RIGOR MORTIS
Per
rigor
mortis (o
rigidità cadaverica) si intende quel processo biochimico-fisico
che
segue la morte dell’animale, durante il quale la carne diventa, in
breve tempo, estremamente coriacea. Durante il rigor mortis avvengono
due importanti fenomeni biochimici:
Il
glicogeno residuo viene trasformato in acido lattico causando un
abbassamento di pH;
Si
ha la contrazione definitiva ed irreversibile dei sarcomeri, per
formazione di legami irreversibili tra le due proteine contrattili
(astina e miosina).
FROLLATURA
Dopo
il rigor mortis inizia la fase della frollatura, definita anche “fase
di maturazione”, durante la quale, in seguito a modifiche delle
proteine ed all’azione enzimatica, la carne diventa tenera I tempi
di
frollatura sono direttamente proporzionali all’età ed alla mole
dell’animale: più vecchio e grasso è l’animale, più a lungo va
frollata la carne. La carne di vitello, agnello e suino richiede una
frollatura meno prolungata della carne di bovino adulto.
Sono due le modalità per frollare la carne: il dry-aging, frollatura a secco, e il wet aging, quella a umido. Entrambe avvengono in speciali celle frigorifere. Nel primo caso la maturazione della carne avviene a temperatura controllata utilizzando lampade UV a ventilazione forzata e controllata. Nel wet aging la carne viene conservata sottovuoto.
Ma oltre ad acquistare tenerezza e sapore la carne in questo periodo perde peso, motivo per cui molti macellai e ristoratori difficilmente superano una certa soglia di frollatura.
Ma se il gusto beneficia di questo processo, la vista talvolta viene penalizzata. Spesso la carne stagionata assume un colore scuro, un pantone marsala tendente al nero. Tolti i primi millimetri (comunque buoni ma destinati a chi ha gusti più hard), la carne interna si presenta morbida e rossa. In bocca risulta tenera, il sapore riempie e lascia il palato pulito. Per conservare queste caratteristiche è ideale mantenerla quasi cruda: va mangiata al sangue. A dispetto della grande distribuzione, per la quale le logiche del tempo breve sembrano non conoscere ostacoli né ripensamenti, nel mondo delle realtà artigianali, più o meno grandi, si diffonde la passione per le lunghe stagionature. Sono ancora poche le esperienze in merito, ma tutte di grandissimo interesse. E di fronte a queste, le carni vendute dopo appena 30 giorni di frollatura (o anche meno) sembrano molto raw.
Le procedure, in Italia, differiscono principalmente per umidità e aerazione e dimensioni dei tagli messi a frollare. C'è chi preferisce la mezzena intera e chi il solo carrè o la lombata. Ma tutti concordano sull'importanza della selezione della carne: animali adulti, allevati nel migliore dei modi. Senza quest'ultima caratteristica, è completamente inutile parlare di tempi lunghi.
DIFETTI DELLE CARNI
La sindrome PSE è principalmente dovuta ad una suscettibilità di tipo genetico e alle differenti situazioni di stress a cui gli animali sono sottoposti prima della macellazione.
Gli effetti della PSE si evidenziano immediatamente dopo la macellazione, il pH raggiunge valori pari a 5-5,5 nell’arco di circa 20 minuti e si assiste ad un notevole accumulo di acido lattico conseguenza di una glicolisi post mortem molto rapida.
Questo fattore, correlato a temperature della carcassa ancora elevate (35°C) porta ad una parziale denaturazione di alcune proteine e ad una bassa capacità di ritenzione idrica della carne.
Le carni affette da PSE si presentano di colore pallido e molto essudative, ciò determina problemi sia nella vendita della carne fresca, sia nelle fasi di trasformazione, la carne non risulta idonea neanche alla produzione di prodotti crudi stagionati.
Differente si presenta il caso della DFD (scura, solida, secca), essa infatti è dovuta solo a fattori di stress come i viaggi troppo lunghi e le fasi che precedono la macellazione, senza avere nessun origine di tipo genetico. Prolungate condizioni di stress, provocano infatti l’esaurimento delle riserve di glicogeno presenti nell’apparato muscolare, e conseguente difficoltà nella glicolisi. Questo provoca un anormale sviluppo del pH che a distanza di 24 ore dalla macellazione si mantiene ancora su valori attorno a 6-6,5, dando così origine alla proliferazione di una maggiore flora batterica ed a una minore possibilità di conservazione del prodotto. La carne affetta da DFD si presenta di colore scuro con pH elevato ed un’alta capacità di ritenzione idrica che conferisce alla carne un’apparenza secca.
SICUREZZA E SALUBRITA’
La qualità igienico-saniatria delle carni è garantita dal fatto che tutti gli animali destinati alla macellazione e le carni macellate devono essere sottoposti ad una visita veterinaria comprovata dall’emissione di un bollo sanitario. Inoltre dal 2015 i tutta Europa è obbligatorio etichettare con informazioni relative al paese di origine o al luogo di provenienza le carni fresche, refrigerate e congelate di suini, ovini, caprini e volatili. Il Regolamento Ue 1337/2013 impone a tutti gli stati membri l'etichetta delle carni di suino, ovino, caprino e volatili. In pratica, su ogni confezione dovrà essere riportata una delle seguenti indicazioni: «Allevato in...» poi «Macellato in...», «Origine...». Bisognerà dunque abituarsi a sfruttare questo nuovo strumento di trasparenza che aiuta il consumatore nella scelta consapevole delle carni da mettere in tavola. Quando si conosce la provenienza, ci si sente rassicurati. Come nella scelta del manzo: provenienza tedesca o piemontese? Facile la risposta, perché scegliere un prodotto autoctono spesso è una garanzia visto che Italia i controlli sono molti più stringenti che in altri paesi, soprattutto quelli dell'Europa dell’Est. Del resto, l'obbligo dell'etichetta per carni di maiale, capra e pecora era necessaria. Diversi scaldali alimentari sono stati denunciati prima di arrivare ad ottenerla. Ma nelle carni sembra che la necessità di trasparenza diventi impellente solo dopo che qualcuno viene colpito da un'intossicazione alimentare.
Per le carni bovine esiste invece una vera e propria carta di identità, obbligatoria per legge dal 2000. Rimane ancora senza identificazione la carne di coniglio, di cavallo e soprattutto i salumi.
In commercio si trovano carni refrigerate, sottovuoto e refrigerate, congelate o surgelate, carni affumicate e carni in scatola.
CONSERVAZIONE
Una volta acquistate, le carni fresche devono essere conservate in frigorifero rispettando le modalità e il termine di conservazione indicato in etichetta, protette da involucri e contenitori e tenute separate se di diverse specie, e non devono venire a contatto con altri alimenti. Per quanto riguarda la carne in taglio è consigliabile consumarla al più presto. in particolare se essa è stata manipolata( macinato) o se da consumare cruda. In generale, la comparsa di alterazione del colore o dell’odore devono indurre ad escludere la carne dal consumo; bisogna però ricordare che la carne appena tagliata si ossida e tende a diventare più scura, senza che questo incida sulla qualità effettiva. Inoltre la colorazione giallastra del grasso è dovuta spesso a pigmenti contenuti nell’alimentazione degli animali
FRODI NELLE CARNI FRESCHE
Una frode commerciale è la sostituzione di un taglio pregiato con un taglio di qualità inferiore. Altra contraffazione comune è la sostituzione di carne fresca con carne scongelata. Tra le sofisticazioni abbiamo: l’aggiunta di solfito di sodio e salnitro allo scopo di non far annerire la carne per giorno a contatto con l’aria; la vendita di carne di animali nutriti con estrogeni ; la vendita di carne di animali nutriti con antibiotici. Tra le frodi sanitarie citiamo la vendita di carne alterata, contenente una carica microbica elevata o delle parassitosi.
I TAGLI DEGLI ANIMALI DA MACELLO
In base alle percentuali di tessuto muscolare, adiposo e connettivo, i tagli di carne ottenuti dagli animali da macello ( ad esclusione dei suini) si classificano in :
- tagli di I CATEGORIA: tagli del quarto posteriore provenienti dalla regione dorso-lombare (per circa il 35%) e dalla coscia (65%). Sono i più ricchi di tessuto muscolare, quindi, i più magri e i più pregiati. Il loro peso è pari al 35% del peso netto dell’animale. Sono carni adatte a cotture rapide ( alla griglia, al salto, arrosto);
- tagli di II CATEGORIA: tagli con medio contenuto di grasso e tessuto connettivo provenienti principalmente dalla parte anteriore del dorso, dalle costole e dalla spalla. Il loro peso è pari a circa il 25% del peso netto dell’animale. Sono carni adatte a cotture medie (in umido);
- tagli di III CATEGORIA: tagli provenienti sia dal quarto anteriore che posteriore, sono ricchi di grasso e tessuto connettivo. Sono carni adatte a cotture molto lunghe.
CLASSIFICAZIONE DELLA CARNE
In base alla Legge n. 63/1977, dal punto di vista merceologico le carni si classificano nel modo seguente:
- bovini vitello - bovino adulto
- bufalini annutolo - bufalo
- ovini agnello - agnellone - ovino adulto
- caprini capretto - caprino adulto
- suini suino - verro - scrofa
- equini cavallo - puledro
In base alla classificazione annonaria, molto più articolata di quella merceologica, gli animali da macello si classificano come segue:
BOVINI
vitelli: maschi o femmine di età compresa tra i 4 ed i 8 mesi e di peso non superiore ai 230 kg;
vitellone: bovino maschio castrato o bovino femmina che non ha ancora partorito, di età compresa tra i 8 ed i 12 mesi, di peso non superiore ai 230 kg;
manzo/a:bovino maschio castrato di 3 - 4 anni di età o bovino femmina che non ha ancora partorito o che è, al massimo, al 6° mese di gravidanza;
bue:bovino maschio castrato di età superiore ai 4 anni;
vacca: bovino femmina che ha partorito almeno una volta o che sia oltre il 6° mese di gravidanza;
toro:bovino maschio di età superiore ai 18 mesi, destinato alla riproduzione.
SUINI
lattonzolo: piccolo del suino
suino: castrato o femmina che non ha ancora
verro: maschio destinato alla riproduzione;
scrofa:femmina che ha già partorito.
OVINI
agnello: maschio o femmina lattante di peso non superiore ai 10 kg;
agnellone:animali svezzati; maschio che non è destinato alla riproduzione e femmina che non ha ancora partorito;
castrato:ovino maschio castrato e portato all’ingrasso;
pecora: femmina adulta;
montone: maschio destinato alla riproduzione.
CAPRINI
capretto: lattante, maschio o femmina, di peso non superiore a 10 kg;
capra:femmina adulta;
becco:maschio adulto.
EQUINI
puledro: cavallo giovane;
cavallo/a: maschio o femmina adulti;
asino/a: maschio o femmina adulti;
mulo: specie sterile ottenuta per incrocio tra asino e cavalla;
bardotto:specie sterile ottenuta per incrocio tra cavallo e asina.
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